di Gabriele Pazzaglia
Dal 1992 ad oggi si è parlato molto di pratiche finanziarie illecite, ma sembrano pochi i cittadini consci dei suoi reali risvolti negativi: quali sono i costi della corruzione?
R. La corruzione si sviluppa nell’inefficienza ed a sua volta determina inefficienza, attraverso la cattiva allocazione delle risorse, la lievitazione dei costi e la scarsa qualità dei beni e servizi che la pubblica amministrazione riceve: Nell’ambito di taluni settori, dopo la scoperta di vicende di corruzione i prezzi dei successivi appalti sono scesi anche del 50%. Questo significa che con lo stesso denaro si sarebbero potuti avere il doppio di opere o, in alternativa, che si sarebbe potuto risparmiare la metà delle somme spese. Ma il costo maggiore è la perdita di credibilità delle istituzioni, il venir meno dello stato di diritto e la cancellazione del mercato e della libera concorrenza, con la conseguente minore efficienza delle imprese.
Uno dei mali più radicati, e a cui si ricollega il fenomeno della corruzione, è quello della speculazione edilizia: Come sarebbe possibile contenere questo fenomeno?
R. Sganciando l’edificabilità dei suoli dalla proprietà. In altri paesi nessun suolo di proprietà privata è edificabile. Il Comune compra i terreni a prezzo agricolo e li rivende come edificabili (ed in tal modo ha minor necessità di ricorrere alle imposte). Che merito ha il proprietario di un terreno per il fatto che la sua proprietà diviene edificabile perché inserita nel piano regolatore? Perché deve vedere moltiplicato per decine o talora centinaia di volte il valore del terreno? Una simile soluzione renderebbe governabile il territorio perché non vi sarebbero più pressioni per far divenire edificabile l’una piuttosto che l’altra area, con le sequela di pratiche illecite conseguenti.
Uno dei più grandi magistrati d’Italia, Gherardo Colombo, con lei nel “pool Mani Pulite”, si è dimesso dalla magistratura. Come commenta questo atto?
R. Ho molto rispetto per Colombo e credo che la sua scelta dipenda da una crisi di fiducia nello stato attuale della Giustizia in Italia, ma che sia anche frutto del logoramento conseguente alle vicende processuali di cui si è occupato. Lo capisco ma non condivido la sua scelta.
Cosa risponde a chi – da più parti – accusa la magistratura di mettere a rischio il primato della politica invadendone il campo?
R. Basterebbe che i politici allontanassero gli autori di comportamenti illeciti prima delle sentenze, sulla base degli elementi il più delle volte noti e non vi sarebbero più frizioni fra magistratura e politica. Un fatto può anche essere penalmente irrilevante ma politicamente inaccettabile, viceversa no, anche se si tende a dire il contrario. Purtroppo è stato lasciato alla giurisdizione il compito di pronunziare, rinunciando ad autonome valutazioni, salvo poi attaccare le sentenze ed i giudici se tali pronunzie non piacciono.
Come giudica i vari interventi legislativi relativi a reati di tipo finanziario approvati dal 1992 ad oggi?
R. Errori gravi. Quando vi è un aumento della devianza si inaspriscono le pene, come per gli scippi e la violenza negli stadi. Perché per il falso in bilancio si fa il contrario?
Rimanendo in tema di interventi legislativi, a che punto è il percorso legislativo della riforma dell’ordinamento giudiziario approvata nella scorsa legislatura e come giudica questi cambiamenti alla luce delle modifiche proposte dal Ministro Mastella?
R. Alcune modifiche sono positive, ma l’impianto rimane, a mio giudizio sbagliato. Un esempio il procedimento disciplinare non è funzione di giustizia ma di governo del personale e come tale è soggetto a valutazioni di opportunità. L’azione disciplinare obbligatoria non ha senso.
Sembra che verrà invece eliminato il sistema di avanzamento per concorsi. I magistrati non hanno bisogno di selezionare i più bravi per mandarli avanti: si possono fare danni maggiori in primo grado. Noi abbiamo la necessità di individuare quelli inadatti per mandarli a casa.
Lo scorso anno, il Parlamento, a stragrande maggioranza, si è espresso in modo favorevole all’indulto. Quale è il suo giudizio rispetto a questo provvedimento alla luce degli effetti prodotti?
R. I provvedimenti generalizzati di clemenza sono un errore grave. Coloro che hanno scelto riti alternativi (giudizio abbreviato e patteggiamento) hanno espiato la pena. Invece coloro che hanno cercato di guadagnare tempo sono stati premiati. Inoltre se vi erano troppi detenuti è perché vi sono leggi che ne determinano tale numero. Se non si cambiano tali leggi in poco tempo la popolazione carceraria tornerà ai livelli precedenti. In ogni caso era più facile abolire i reati per i quali si ritiene che sia inutile tenere la gente in carcere (per cui basta la maggioranza semplice in Parlamento) che varare provvedimenti di amnistia o indulto (per i quali ci vuole la maggioranza dei due terzi).
In quale modo, secondo lei, sarebbe possibile ottenere una riduzione della durata dei processi?
R. Riducendone il numero. In Italia ogni anno si celebrano 3.000.000 di procedimenti penali. In Gran Bretagna 300.000.
Inoltre bisogna disincentivare chi agisce o resiste indebitamente in giudizio, mentre oggi è premiato (ad esempio con l’indulto e la prescrizione ovvero nel settore civile pagando interessi legali ad un tasso inferiore a quello di mercato).
Lei fa parte della commissione, da poco istituita con decreto, per la razionalizzazione del meccanismo di recupero del denaro confiscato dallo Stato. Quali tempi sono previsti? Come procedono i lavori? Quali risultati ritiene siano possibili?
R. La Commissione si riunirà la prima volta il giorno 11 maggio 2007 (sempre che per quella data intervenga l’autorizzazione del C.S.M. per i magistrati chiamati a farne parte) e dovrebbe concludere i lavori entro il 31 luglio 2007. Mi sembrano tempi molto ristretti per qualunque risultato.