Grasso, il come e il dove

di Marco Ottanelli


Ho ascoltato con molta attenzione il discorso di Pietro Grasso alla assemblea che lo ha nominato (non ho capito bene attraverso quale passaggio formale) leader della nuova formazione Liberi&Uguali.

Ho conosciuto Pietro Grasso non solo come hanno fatto tutti gli italiani per la sua lunga e prestigiosa carriera come magistrato, ma anche personalmente. Mi ha fatto l’onore di scrivere un approfondito commento proprio sulla Magistratura per il mio libro sulla Costituzione. Lo ho apprezzato sia nei suoi incarichi sia come persona, e come persona non sempre e non per forza ha fatto scelte e detto cose che io dovessi condividere al 100%.

Ne ho apprezzato l’atteggiamento composto nel decennio passato, quando è stato sottoposto ad una vera e propria lapidazione mediatica da parte di opinionisti che hanno dato più valore alle parole di presunti pentiti che alla sua; ne ho apprezzato la concretezza unita alla raffinatezza giuridica che ha permesso di processare e condannare politici collusi con la mafia; non ho apprezzato la sua candidatura nel PD alle passate elezioni, perché io penso che un magistrato dovrebbe manifestare la sua neutralità anche ex post; non ho apprezzato, in relazione a questo, il suo cambiare atteggiamento su temi tanto delicati quanto importanti come ad esempio l’indulto e l’amnistia, ai quali era contrario da Procuratore Nazionale e favorevole da Presidente del Senato. Oggi, dato che è ormai in politica definitivamente, guardo con neutralità alla sua scelta di farsi «leader» di LeU, ma, da cittadino ed elettore, lo ripeto, mi interessa.

Che dire: Grasso è di gran lunga il leader più colto, preparato, serio e formato di tutti. Ha un lungo e specchiato passato. Non ha condanne, processi, indagini pendenti. Ha una cultura giuridica profonda ed una profonda conoscenza dell’Italia e dei suoi mali, in particolare dei mali peggiori. Ha avuto per decenni un punto di osservazione unico su cosa è e come funziona (o non funziona) il Paese. Non ha preconcetti ideologici, non ha interessi personali o familiari, non ha partecipazioni in Tv, banche, cooperative, aziende, enti o municipalizzate. Non ha codazzi di idolatri né cerchi, stelle o gigli magici da piazzare. Non si è mai esibito in balletti in televisione, non ha mai messo il bomber da Maria de Filippi, non si è messo in testa né bandane né elmi di Alberto da Giussano. Non ha mantenuto torme di olgettine a sua disposizione, non ha padri, fratelli o soci indagati, non ha frequentazioni strane od equivoche.

Non ha mai vomitato odio, rancore, violenza, parolacce, insulti sulla stampa o in circoli di assatanati ed avidi seguaci.

Ha sempre mantenuto una dignità umana ed istituzionale ormai rara, rarissima.

Non è né un populista, né uno sprovveduto, né un venditore di fumo. Ha il senso delle istituzioni e dello Stato, una mentalità giuridica completa ed è abituato ad agire e a valutare conseguenze e ricadute delle sue azioni. Non è un cesarista egotico, non è un parolaio dalla promessa tanto facile quanto iperbolica.

La domanda dunque rimane: il suo posto è proprio quello alla guida di LeU?

Liberi e Uguali, lo sappiamo bene, è un crogiolo di ex, di delusi o illusi, di volti vecchi e di sconfitti. Molti di loro sono persone che hanno dato povera, o pessima, prova di sé al momento pratico del fare politica, sia all’interno dei loro partiti di provenienza, sia nell’agone parlamentare, sia in incarichi di governo ed amministrazione.

Il materiale umano di cui Grasso dispone è quello, e solo quello, ma non è certo peggiore del materiale umano che costituisce il gruppo dirigente ed i quadri di Forza Italia, del Pd renziano, della Lega e del Movimento Cinque Stelle.

Sembra un destino comune, in questa nazione dei partiti personalisti, quello della struttura mediocre, impreparata, che gioca al ribasso con sé stessa. In questo senso quindi Grasso parte ad armi pari, rispetto ai concorrenti.

Il vero nodo sta nella compatibilità tra tutto ciò che Grasso è e rappresenta, e i desideri, i proclami, le mirabolanti prospettive di chi egli si appresta a guidare. Grasso è un alto borghese: la sua compagine non intende rappresentare gli interessi dell’alta borghesia; è un magistrato: la sua compagine non ama molto (e questo è un eufemismo) la parte, chiamiamola così, repressiva dello Stato, (quella fatta di PM, Polizia, Carabinieri, Servizi di Sicurezza), con la quale Grasso ha collaborato ed anzi è stato parte per decenni; è un uomo di responsabilità: la sua compagine si è spesso contraddistinta per la totale irresponsabilità delle sue proposte economiche, sociali, strutturali, compagine che è per un aumento sconsiderato della spesa pubblica e alla quale il deficit prodotto dai propagandistici bonus renziani è sembrato troppo poco; è un convinto europeista: la sua compagine, seppur in un ampio gradiente, ha individuato spesso l’Unione Europea come il nemico da combattere; Grasso non pare essere uno statalista anti-liberale: nella sua compagine sono molti coloro che si vantano di esserlo; Grasso affonda le sue radici nel passato istituzionale dell’Italia: nella sua compagine, e tra i suoi potenziali elettori, non tutto quel passato fedelmente repubblicano suscita ammirazione e simpatia; Grasso è profondamente cattolico, e nei suoi discorsi ha ripetutamente citato, e si è ripetutamente ispirato, al Papa e al Vaticano: nella sua compagine non è certo l’unico, ma tra i suoi potenziali elettori non tutti sono esattamente clericali.

Grasso è un uomo indipendente: nella sua compagine molti hanno profondi legami con precisi settori, a volte corporazioni, di molta parte della amministrazione e della società. Inoltre i quadri del futuro partito sono composti da una schiera di forti personaggi ed individualismi, ognuno dei quali si arroga, magari meritandolo, il ruolo di migliore degli altri. Un esercito composto tutto da generali, senza neanche un colonnello, un sergente, una truppa. Chi deciderà, chi comporrà, chi medierà, chi comanderà?

Non so quali e come siano costruiti i temi , e quale e come sia composta la sostanza identitaria che consoliderà la piccola galassia di sinistra (o sedicente tale) attorno al Presidente Grasso; non so quale e quanta parte di tutto ciò sarà farina del suo sacco o del sacco del suo partito; non so quale componente dello stesso prevarrà sulle altre, e soprattutto non so quale sarà il programma che Grasso e LeU proporranno agli italiani alle elezioni, il programma di come e cosa ed in che modo fare, sia chiaro, non la collocazione politica/partitica: nel discorso di “investitura”, prudentemente e ragionevolmente, visto lo stato dell’arte, il neoleader non ha né specificato né approfondito alcunché.

Il più grosso rischio che questo nuovo soggetto corre non è tanto l’incerto risultato delle urne o la sua sfida contro destre, Cinquestelle, Renzi, ma è soprattutto quello di rimanere assai deluso dal suo stesso proclamato rappresentante unitario, o, per Pietro Grasso, quelli di rimanere assai deluso, per la seconda volta in pochi anni, dal suo stesso partito.